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Come creare un business plan: esempio pratico (2024)

Pubblicato: 21/09/2023, 11:18 am

Revisione di

Perché creare un business plan?

Business plan: esempio in 6 punti, 1. mission o vision, 2. offerta e proposta di valore, 3. pubblico di riferimento e potenziali clienti, 4. flussi di ricavi, canali di vendita e di marketing, 5. organizzazione, fornitori e gestione delle attività, per concludere.

Un business plan è un documento utilizzato per definire obiettivi e strategie che consentano a un’attività di raggiungere il successo. Nell’articolo che segue forniremo un semplice esempio di business plan, che copre le indicazioni essenziali per l’avvio di una piccola impresa o di un’attività in proprio: se hai intenzione di dare vita a un progetto imprenditoriale, questo esempio può rappresentare un punto di partenza per sviluppare una pianificazione più completa.

La creazione del business plan è un processo essenziale per comprendere meglio costi, incarichi, opportunità di guadagno e quali modelli di business siano più remunerativi. Non sono solo gli imprenditori alle prime armi a dover sviluppare un business plan: si tratta di un’operazione preziosa per chiunque gestisca un’attività. Un business plan può essere strutturato secondo diversi gradi di complessità, dai più basilari ai piani più dettagliati, comprensivi di ricerche di mercato, costi e previsioni sui ricavi. Che tu sia un imprenditore in proprio o abbia lanciato una startup in cerca di finanziamenti, creare un business plan ben strutturato è un passo fondamentale per avviare un’impresa .

Un business plan completo dovrebbe comprendere sei elementi chiave, illustrati in questo esempio. Il livello di approfondimento richiesto dipende principalmente dalla scelta di avviare una piccola impresa o di ricorrere a un finanziamento da parte di un investitore. Le imprese finanziate da investitori, infatti, richiedono ricerche di mercato più approfondite e dettagli operativi e finanziari a sostegno del progetto.

Inizia il tuo business plan con un resoconto conciso che racchiuda la tua idea. Questa sezione deve rispondere in modo sintetico a cinque domande fondamentali. Le risposte saranno approfondite nelle sezioni successive del nostro esempio di business plan.

  • Di cosa si occupa la tua azienda? Vendi prodotti, servizi, informazioni o un insieme di queste cose?
  • Dove si svolge l’attività? La tua attività si svolge online, in negozio, tramite dispositivi mobili o in un luogo o ambiente specifico?
  • A chi si rivolge la tua attività? Qual è il mercato di riferimento della tua azienda e che caratteristiche ha il tuo cliente ideale?
  • Perché i potenziali clienti dovrebbero considerarla? Cosa dovrebbe spingere i tuoi clienti ideali a notare la tua attività?
  • In che modo i tuoi prodotti e/o servizi si distinguono da quelli della concorrenza? Cosa dovrebbe spingere i tuoi clienti ideali a scegliere la tua attività rispetto a quella di un concorrente?

Se hai difficoltà a fornire risposte a queste domande nella sintesi del tuo business plan, non preoccuparti. Man mano che lavorerai al piano, è molto probabile che scoprirai possibili risposte a queste domande, identificando nuove opportunità per la tua idea di business.

In questa sezione del business plan, dovrai illustrare la tua offerta commerciale. È inoltre il momento di definire la tua proposta di valore, spiegando perché la tua attività potrebbe risultare preziosa per dei potenziali clienti.

Lavorando a questa parte, potresti scoprire nuove opportunità di mercato che inizialmente non avevi considerato. Per esempio, una startup specializzata in prodotti senza glutine e chetogenici potrebbe ampliare la propria proposta di valore preparando dolci personalizzati per occasioni speciali adatti a diverse preferenze alimentari.

In questa sezione identificherai il tuo pubblico di riferimento, parlando dei problemi e delle esigenze specifiche a cui il tuo prodotto o servizio può fornire risposte. Questa fase è fondamentale per sviluppare una strategia di marketing e un’offerta di prodotti.

Per farlo in modo efficace, individua un problema che il tuo target si trova ad affrontare. Per esempio, la startup specializzata in cibi senza glutine e chetogenici può rivolgersi a persone attente alla salute e alla ricerca di questi prodotti. Tuttavia, è essenziale accertarsi di rivolgersi a una base di clienti sufficientemente ampia da poter sostenere l’attività, il che potrebbe significare che dovrai offrire una varietà di prodotti da forno tradizionali insieme quelli più particolari.

La nostra economia è trainata dalle tecnologie informatiche e grazie a internet oggi le startup possono contare su molte opportunità di guadagno e raggiungere un pubblico di riferimento sempre più variegato. In questo contesto, i flussi di ricavi e i canali di vendita divengono anche strumenti di marketing: la presente sezione è dedicata a tutti questi aspetti.

Flussi di ricavi

I flussi di ricavi corrispondono ai molti modi in cui è possibile generare guadagni con la propria attività. Nel tuo business plan, elenca le fonti di entrate al momento del lancio e indica eventuali idee che consentano di ampliare l’attività in futuro.

Ad esempio, il business plan della startup specializzata in prodotti gluten free potrebbe contemplare i seguenti flussi di ricavi:

  • Vendita di prodotti: online, in negozi pop-up, all’ingrosso e (in futuro) in negozio
  • Ricavi derivanti da campagne di affiliazione: monetizzazione dei post contenenti link di affiliazione pubblicati all’interno di un blog e/o sui profili social
  • Entrate derivanti dalle inserzioni pubblicitarie: annunci pubblicitari sul sito web
  • Vendite di ebook: (in futuro) pubblicazione di ebook di ricette di dessert senza glutine e compatibili con la dieta chetogenica
  • Ricavi ottenuti grazie ai video: (in futuro) monetizzazione di un canale YouTube con video informativi sulla realizzazione di dessert senza glutine e chetogenici
  • Webinar e corsi online: (in futuro) monetizzazione di webinar orientati al coaching e corsi online dedicati a consigli e tecniche di cottura
  • Contenuti riservati ai soci: (in futuro) monetizzazione di una sezione del sito web riservata ai soci e dedicata a contenuti speciali a integrazione dei webinar e dei corsi online
  • Franchising: (in futuro) vendere l’idea di aprire forni specializzati nella realizzazione di questi prodotti di nicchia a imprenditori di franchising.

Canali di vendita

I canali di vendita consentono di generare flussi di ricavi. Questa sezione risponde anche alla domanda “dove si svolge l’attività?” contenuta nel secondo punto della vision del progetto.

Ad esempio, nel business plan della startup specializzata in prodotti senza glutine potrebbero essere indicati i seguenti canali di vendita:

  • POS: un sistema di vendita per dispositivi mobili come Shopify o Square POS per la gestione delle vendite in mobilità in contesti quali mercati, eventi e fiere
  • Piattaforma ecommerce: un negozio online come Shopify , Square o WooCommerce per le vendite al dettaglio online e gli ordini di vendita all’ingrosso
  • Canali social: post e pin con pulsanti per l’acquisto su Facebook , Instagram o Pinterest, che consentano di vendere online attraverso i propri profili
  • Negozio: una sede fisica, quando l’attività sarà cresciuta al punto di consentirti di gestire un negozio.

Di seguito elenchiamo ulteriori canali che possono fungere da fonti di reddito:

  • Ricavi derivanti da campagne di affiliazione: sezione blog sul sito di ecommerce e partner affiliati
  • Entrate derivanti dalle inserzioni pubblicitarie: annunci pubblicitari sul sito di ecommerce
  • Vendite di ebook: vendite di ebook su Amazon tramite Kindle Direct Publishing
  • Ricavi ottenuti grazie ai video: canale YouTube con monetizzazione degli annunci pubblicitari
  • Webinar e corsi online: piattaforme dedicate a corsi online e webinar che consentano di gestire la creazione di account per gli iscritti e il caricamento e la riproduzione di contenuti registrati
  • Contenuti riservati ai soci: contenuti protetti da password tramite applicazioni per la creazione di community di utenti iscritti come MemberPress.

Canali di marketing

Spesso i canali di marketing e di vendita utilizzati dalle imprese presentano forti sovrapposizioni. I video e le piattaforme online come i social media, i siti web o i blog fungono sia da strumenti di marketing che da fonti di ricavi, risultando particolarmente utili per le startup e le imprese di piccole dimensioni.

Ad ogni modo, i canali pubblicitari tradizionali come la radio, la TV, le comunicazioni dirette per posta e la carta stampata hanno mantenuto il proprio valore per molte attività e, pertanto, devono essere presi in considerazione al momento della creazione di un piano di marketing e di un budget all’interno di un business plan.

In questa sezione del nostro esempio di business plan spieghiamo come indicare la struttura, le modalità di gestione dell’azienda ed eventuali certificazioni o permessi necessari per l’avvio dell’impresa.

La startup specializzata in prodotti senza glutine potrebbe elencare alcuni punti simili ai seguenti:

  • Struttura aziendale: definizione dell’organizzazione dell’attività
  • Permessi e certificazioni: licenza per il trattamento degli alimenti e per la produzione alimentare artigianale. In alternativa, affitto di una cucina commerciale in possesso dei requisiti necessari
  • Ruoli e responsabilità: imprenditore in proprio, tutti i ruoli e le responsabilità sono in capo al titolare
  • Attività quotidiane: procurarsi gli ingredienti e cucinare tre giorni a settimana per rispondere agli ordini. Riservare del tempo agli eventi di settore, ai mercati e agli ordini dei partner all’ingrosso, se necessario. Spedire a giorni alterni gli ordini effettuati online. Aggiornare il sito web e creare post social, sul blog e contenenti link di affiliazione nei giorni in cui non vengono effettuate le spedizioni.

L’ultimo passaggio nella stesura del business plan consiste nell’elencare i costi previsti per l’avvio e la gestione dell’attività, oltre che i ricavi attesi. Grazie a strumenti gratuiti come Square e alle opportunità di marketing offerte dai social media, è possibile lanciare una startup a costi molto contenuti.

In molti casi, il costo della merce, della spedizione e dell’imballaggio, delle autorizzazioni e licenze, e della stampa dei biglietti da visita sono le uniche spese da sostenere.

Sviluppare al meglio il business plan della propria attività è un passaggio fondamentale per chi si appresta a lanciare un’impresa, ma è altrettanto importante che la fase di pianificazione non si trasformi in un ostacolo per l’avvio dell’attività.

Tieni presente, inoltre, che un business plan non è mai un documento destinato ad assumere valore definitivo. I mercati, il pubblico e le tecnologie sono in costante evoluzione, così come gli obiettivi aziendali e le strategie sviluppate per raggiungerli. Considera il tuo business plan, quindi, come un documento dinamico, soggetto a revisioni periodiche, da ampliare e modificare in risposta alle opportunità di mercato e alla crescita della tua attività.

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Krista Fabregas è una professionista esperta nell'ambito dell'ecommerce e della redazione di contenuti online. Vanta oltre vent'anni di esperienza pratica, che mette al servizio di chi desidera lanciare e far crescere società di successo nel settore tecnologico. Tra le sue competenze rientrano l'avvio e lo sviluppo di attività di ecommerce, operazioni e logistica per le PMI, piattaforme per la creazione di siti web, sistemi di pagamento, marketing multicanale e redditi da attività collaterali e programmi di affiliazione. Krista ha conseguito la laurea in Lettere presso la University of Texas di Austin e ha ricoperto posizioni apicali presso la NASA, un'azienda Fortune 100 e diverse startup digitali.

Commercialista Telematico

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Il Business Plan: approfondimento con esempi pratici

Commercialista Telematico

Corposo approfondimento in cui spieghiamo le tecniche di redazione del business plan e l’analisi dei dati che risultano, illustrando il tutto con un esempio pratico. A cura di Andrea Sergiacomo e Giordano Viglietti.

Il business Plan – Caratteristiche generali

Il business plan è uno strumento previsionale costituito da una serie di documenti per mezzo dei quali simula la dinamica aziendale, nel medio – lungo termine, negli aspetti qualitativi e quantitativi.

In definitiva, è quello strumento che riassume un progetto imprenditoriale (business idea) mediante uno schema predefinito e rigido al quale è demandata la valutazione di fattibilità tecnica ed economico-finanziaria di un progetto d’investimento complesso (ad es: un’iniziativa economica a carattere duraturo).

Tale strumento rappresenta un supporto sia nelle “fasi straordinarie” della vita dell’impresa (la nascita, la crescita, l’aggregazione) sia nella “fase ordinaria” della gestione corrente.

Tuttavia, non deve essere considerato uno strumento che fornisce garanzie assolute, ma uno strumento dinamico, adattabile ai cambiamenti che avvengono all’interno o all’esterno dell’impresa, e per questo deve essere modificabile al variare delle previsioni e dei dati sui quali è fondata la sua costruzione.

Infatti, il business plan può diventare rapidamente obsoleto, qualora le ipotesi che ne costituiscono il fondamento cambino o vengano meno.

Questo strumento ha conosciuto notevole diffusione in ambito nazionale perché il legislatore ha deciso spesso di renderlo obbligatorio nell’ambito della finanza agevolata. Mentre

“in ambito internazionale, il business plan rappresenta lo strumento cardine del management accounting (contabilità di direzione), inteso come insieme di principi, tecniche e strumenti impiegati dalle organizzazioni aziendali per:
pianificare le strategie, le tattiche e le operazioni future;
ottimizzare l’uso delle risorse;
misurare e valutare le prestazioni;
ridurre, per quanto possibile, la soggettività del processo decisionale;
migliorare la comunicazione esterna ed interna 2”.

Dopo aver brevemente illustrato le caratteristiche di questo strumento e le diverse motivazioni che hanno portato alla sua diffusione nel nostro paese, rispetto ad un panorama internazionale, è importante evidenziare che la sua utilità è diversa a seconda che venga costruito per una diffusione all’esterno, oppure sia impiegato in un’ analisi interna.

Infatti, se costruito ed utilizzato correttamente è un valido strumento di supporto alla pianificazione e gestione aziendale e rappresenta lo strumento di monitoraggio attraverso il quale verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi aziendali 3 o dell’idea di business.

Diversamente qualora sia volto ad evidenziare le potenzialità insite nell’azienda e venga divulgato all’esterno, svolge il ruolo strumento di comunicazione esterna, all’indirizzo di potenziali finanziatori o investitori.

Destinatari del Business Plan

I soggetti destinatari del business plan sono molteplici, ma possono essere riassunti nelle seguenti macro categorie:

  • compagine sociale ; i soci in quanto vogliono sapere la redditività futura del loro investimento;
  • potenziali soci futuri : soggetti interessati a vario titolo a sottoscrivere una quota o un aumento del capitale sociale o a confermare la loro intenzione di sostenere lo sviluppo societario, vogliono conoscere le stime di redditività e il rischio sottostante del capitale investito;
  • direzione aziendale , ossia i dirigenti/collaboratori dell´imprenditore ai quali è demandato il compito di realizzare gli obiettivi stabiliti nel business plan;
  • finanziatori privati , quali le banche, gli istituti di credito, le finanziarie, i fondi private equity e venture capital, interessati a conoscere le potenzialità di rimborso della società
  • istituzioni pubbliche , che per l´erogazione di contributi a fondo perduto o a tasso agevolato richiedono di sapere gli sviluppi futuri dell’attività di impresa;
  • dipendenti e organizzazioni sindacali , sono coinvolti quando per mezzo del business plan si dovesse dare avvio ad un piano di ristrutturazione aziendale.

Contenuto del Business Plan

Il piano di business è un documento che si compone di una parte descrittiva e di una numerica. In quella descrittiva viene illustrata la fattibilità dell’idea di business e le modalità attraverso le quali la si intende realizzare.

In questa parte si illustrano: la presentazione dell’impresa o del progetto e la visione imprenditoriale sottostante, per mezzo di analisi e studi volti a consentire una comprensione del mercato, della concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo, il tutto finalizzato all’introduzione del lettore all’esposizione dei dati che avverrà nella seconda parte del piano.

Invece, la parte numerica ha il compito di illustrare in termini quantitativi, attraverso analisi economiche e finanziarie, la sostenibilità dell’idea di business sia dal punto di vista economico che da quello finanziario4.

In definitiva, la parte economico-finanziaria copre molte aree di analisi di investimento e di bilancio al fine di fornire uno strumento che consenta l’interpretazione dati illustrati nella prima parte del business plan, mediante una serie di prospetti che aiutino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per una presentazione professionale e accurata dello studio.

Un business plan deve accogliere:

  • descrizione sommaria del progetto ed illustrazione degli obiettivi raggiunti e prefissati per il futuro;
  • presentazione degli amministratori e dell’alta direzione (esperienze pregresse e ruoli nella nuova iniziativa);
  • indicazioni sul contesto competitivo, sulle caratteristiche della concorrenza e su fattori critici di successo (punti di forza rispetto al mercato). Obiettivi di vendita ed organizzazione commerciale;
  • descrizione della fattibilità tecnica del progetto relativamente al processo produttivo, alla necessità di investimenti in impianti, alla disponibilità di manodopera e di servizi quali trasporti, energie, telecomunicazioni, ecc…;
  • piano di fattibilità economico – finanziaria quinquennale o triennale a seconda di quanto si vuole approfondire l’analisi; contenente l’indicazione del fabbisogno finanziario complessivo (per investimenti tecnici, immateriali e per capitale circolante) e delle relative coperture;
  • informazioni sulla redditività attesa dell’investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla negativamente, partendo da ipotesi realistiche e prudenziali.

Realizzare un Business Plan: le fasi

Il percorso per la realizzazione del business plan è costituito dalle seguenti fasi:

fasi per realizzare un business plan

Piano delle vendite

Il piano delle vendite è un report dal quale l’utilizzatore deve ottenere una stima dei ricavi, scomposta preferibilmente in quantità e prezzo medio unitario di vendita, inerente tutti i prodotti/servizi che la società conta di collocare sul mercato. I dati devono essere ripartiti per singolo prodotto/servizio, area geografica e tipologia di clienti da servire e se le vendite sono soggette a fenomeni di stagionalità, sarebbe ottimale evidenziare la suddivisione temporale in sottoperiodi. Volendo scomporre gli elementi che lo compongono potremmo individuare:

  • • l’analisi del settore: con riguardo al mercato globale di riferimento, del segmento di mercato e del posizionamento del prodotto;
  • la strategia di commercializzazione e di prezzo: riguarda le metodologie di commercializzazione dei prodotti e determinazione delle quantità da produrre e del prezzo da applicare;
  • il piano di marketing: è un documento strutturato che funge da guida nel processo di determinazione del mercato obiettivo per il prodotto o servizio, specificando bisogni e desideri di tale mercato obiettivo al fine di soddisfarli meglio di quanto potrebbe fare la concorrenza. Esso a sua volta è composto da diverse considerazioni: 1.analisi di settore; 2.strategie del piano; 3.obiettivi di vendita; 4.mercati obiettivo e obiettivi di marketing; 5.obiettivi di comunicazione; 6.strumenti tattici del marketing mix: marca, prodotto, packaging..

Piano della produzione

Dopo aver illustrato il piano delle attività commerciali, l’attenzione va posta sulla capacità dell’area produttiva sia in termini quantitativi che in termini qualitativi. Tuttavia, è possibile elencare un insieme di caratteristiche che devono presentare le aziende indipendentemente dal settore merceologico al quale appartengono. Il business plan deve descrivere in modo sintetico l’erogazione di servizio e/o l’articolazione del processo produttivo con particolare riferimento a:

  • la tipologia di macchinari utilizzati in azienda; la descrizione può essere sommaria e non particolarmente approfondita;
  • le caratteristiche dei processi produttivi adottati in azienda, strettamente collegate alla descrizione dei macchinari; vanno evidenziate la complessità dei processi, il grado di automatizzazione, l’adozione di tecniche particolari, l’utilizzo di brevetti e gli aspetti organizzativi interni;
  • la qualità, intesa come tipologia di controllo qualitativo adottato, ed eventuali certificazioni ottenute;
  • il know-how, ovvero conoscenze e capacità detenute in azienda, sia di tipo tecnico che intellettuali, al variare della tipologia di attività svolta dall’impresa.
  • le risorse umane a disposizione dell’azienda per produrre internamente;
  • le risorse finanziarie necessarie per esternalizzare in tutto o in parte la produzione;

Piano degli investimenti

L’esigenza di investimenti in fabbricati, impianti e macchinari, è evidenziata nella parte qualitativa del piano di produzione, tuttavia in questa parte:

  • vanno specificate le caratteristiche tecniche degli impianti e macchinari necessari per rispettare il piano della produzione, evidenziando eventuali difficoltà5 che potrebbero insorgere in seguito agli investimenti accessori;
  • devono essere effettuate delle ipotesi sulla necessità di finanziamento quanto più veritiere possibili, perché dalla loro correttezza discende la possibilità di realizzare quanto previsto nel piano della produzione e di conseguenza nel piano delle vendite.

Il piano economico finanziario

Il piano economico-finanziario sintetizza e formalizza in chiave economico – finanziaria il progetto imprenditoriale descritto nella parte qualitativa del business plan, ed è composto da una serie di bilanci previsionali, comprensivi di conto economico, stato patrimoniale, e rendiconto finanziario riferiti ad un orizzonte temporale di durata variabile e generalmente inferiore al quinquennio6.

La bontà di un piano economico-finanziario, in sostanza, dipende dalla veridicità e dall’accuratezza delle assunzioni in base alle quali è stato costruito. I dati contenuti negli schemi che lo costituiscono devono presentare dei collegamenti tra loro, ed essere confrontabili con i valori storici, contenuti nei bilanci relativi ai passati periodi7.

L’elaborazione del conto economico, dello stato patrimoniale e del rendiconto finanziario previsionali avviene su base prospettica e riclassificata. La riclassificazione permette di evidenziare quegli indicatori di bilancio, che agevolano il valutatore nel giudicare la fattibilità e la bontà del piano economico-finanziario.

Ciascun valore contenuto nelle tavole (o gruppi omogenei di valori) deve essere analiticamente commentato nel piano economico-finanziario. A tale scopo è necessario predisporre una parte introduttiva (denominata “assumptions”) dove si illustra come viene effettuata la stima dei valori.

Il conto economico

Il conto economico previsionale ha lo scopo di fornire al valutatore informazioni sulla redditività futura stimata dell’impresa.

Lo schema di conto economico previsionale solitamente impiegato nella valutazione dei progetti imprenditoriali è quello “a valore della produzione e valore aggiunto”8.

Per la predisposizione del conto economico previsionale si utilizza uno schema riclassificato, che permette di suddividere la gestione dell’impresa nelle diverse aree che ne fanno parte (caratteristica, complementare ed accessoria, finanziaria, straordinaria e tributaria) e mette in risalto risultati economico-reddituali intermedi.

Per la valutazione del piano economico-finanziario i risultati intermedi che hanno maggiore rilevanza sono: il valore della produzione venduta e complessivo, il valore aggiunto, il margine operativo lordo (EBITDA), il reddito operativo della gestione caratteristica (EBIT) e del capitale investivo (EBIT complessivo).

La produzione venduta rappresenta il valore dei beni o prodotti assorbiti dal mercato; mentre, il valore della produzione complessivo illustra il volume dei beni o prodotti, indipendentemente dalla loro destinazione (vendite o scorte di magazzino).

Il valore aggiunto, è dalla differenza tra il valore della produzione e tutti i costi relativi ai fattori produttivi acquisiti all’esterno (ad es. materie prime o servizi). Questo risultato intermedio evidenzia il valore che l’impresa, con le risorse interne, aggiunge a quello delle risorse esterne.

Un valore aggiunto elevato in costante crescita indica la correttezza delle scelte gestionali, infatti, quanto maggiore sarà il valore, più facilmente la società riuscirà remunerare tutti i costi interni.

Il margine operativo lordo (EBITDA), è un risultato intermedio al lordo degli ammortamenti e degli accantonamenti, presenta una particolare valenza finanziaria, poichè tutti i valori che ne fanno parte generano delle variazioni a livello finanziario e, in particolare, nel capitale circolante netto.

L’EBITDA è un indicatore di fondamentale importanza, in quanto se ha un valore positivo indica la capacità della gestione di produrre risorse finanziarie; viceversa, se negativo indica l’assorbimento di risorse finanziarie dalla gestione.

Il reddito operativo della gestione caratteristica (EBIT), si ottiene sottraendo gli ammortamenti, gli accantonamenti ed i canoni di leasing (se contabilizzati secondo l’impostazione italiana), dall’EBITDA, ed identifica la capacità dell’impresa di produrre reddito mediante lo svolgimento dell’attività caratteristica ed accessoria.

L’EBIT complessivo si differenzia dal precedente perché include gli effetti economici derivanti dall’attività di investimento non riconducibile all’attività tipica. Nel caso in cui tali investimenti fossero modesti, i due EBIT mostrerebbero dei valori di fatto coincidenti. Di notevole importanza è anche il reddito di competenza.

Tale risultato intermedio esprime l’efficacia della gestione finanziaria dell’impresa, considerando anche l’influenza degli oneri finanziari. A tal proposito, va evidenziato come un elevato indebitamento, dal quale discende un’elevata incidenza degli oneri finanziari, potrebbe compromettere la redditività aziendale e, in particolare, la sostenibilità economica del debito.

Infine, sottraendo dal reddito di competenza i componenti di natura straordinaria e le imposte sul reddito si perviene alla determinazione del reddito netto.

Il rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario è quel documento finanziario rappresentativo di tutti i flussi finanziari che sono avvenuti in un determinato periodo. Il documento, in particolare, riassume le fonti che hanno incrementato i fondi liquidi disponibili per la società e gli impieghi che, al contrario, hanno assorbito liquidità9.

Le finalità dei rendiconti finanziari sono:

  • conoscere per effetto di quali cause è variata la situazione patrimoniale dell’impresa rispetto alla chiusura dell’esercizio precedente;
  • esplicitare le modalità di reperimento delle risorse finanziarie,
  • esplicitare le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie;
  • evidenziare le correlazioni esistenti tra le singole categorie di fonte e le singole categorie di impieghi;
  • determinare le incidenze percentuali delle fonti e degli impieghi di risorse sul totale delle medesime.

In sintesi, il rendiconto finanziario è chiamato ad informare sulle modalità di reperimento (fonti) e di utilizzo (impieghi) della risorsa finanziaria di volta in volta esaminata ed individuata dal fondo di riferimento assunto nel rendiconto stesso.

Prima di effettuare ogni analisi occorre stabilire quale sia la risorsa finanziaria di riferimento, infatti, non esiste una nozione univoca di risorsa finanziaria, può essere individuata nel: capitale circolante netto (CCN) o nella liquidità (cassa, saldo conti correnti attivi e passivi, titoli realizzabili a vista).

Nella redazione del piano economico-finanziario, in considerazione del un ruolo centrale che è assunto dalla capacità dell’impresa di far fronte ai propri impegni finanziari nel tempo, la risorsa finanziaria di riferimento del rendiconto non potrà che essere la liquidità.

Infatti, il valutatore è in grado di desumere la sostenibilità del finanziamento in termini di restituzione del capitale e di pagamento degli oneri finanziari dalla capacità dell’impresa di generare liquidità e dal mantenimento di tale capacità nel tempo.

Lo stato patrimoniale

Lo stato patrimoniale previsionale ha l’obiettivo di far esprimere un giudizio al valutatore in merito alla composizione della struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

Lo schema di stato patrimoniale previsionale impiegato nella predisposizione del piano economico-finanziario, che consente l’espressione del giudizio di cui sopra, è quello finanziario o “a liquidità ed esigibilità”, ottenuto suddividendo gli investimenti ed i finanziamenti in base alla loro liquidità/esigibilità e quindi secondo la loro scadenza (inferiori o superiori ai 12 mesi).

Tale criterio consente di identificare:

  • la rigidità della struttura patrimoniale: maggiore è l’incidenza dell’attivo fisso netto, maggiore è la rigidità d’impresa;
  • la coerenza tra le scelte di finanziamento e quelle di investimento: al crescere della rigidità degli investimenti è auspicabile attivare forme di finanziamento a medio-lungo termine;
  • il grado di dipendenza finanziaria dell’impresa, il quale aumenta al crescere della dipendenza da fonti di finanziamento di terzi (mutui, finanziamenti, etc.) in rapporto al patrimonio netto.

Conclusioni

Indipendentemente da quella che potrebbe essere la motivazione principale che porta alla redazione di un business plan, va rilevato che il contesto attuale che stanno vivendo oggi le imprese italiane, in cui si assiste:

  • alla difficoltà di attrarre capitali,
  • alla crescente complessità aziendale dovuta alla forte evoluzione tecnologica e cambiamenti normativi,
  • alla forte concorrenza proveniente dai Paesi Asiatici e dell’Est-Europa; impone di programmare la dinamica aziendale non solo nel breve, ma anche nel medio–lungo periodo e con un grado maggiore di flessibilità ed adattabilità nel tempo.

BUSINESS PLAN – UN CASO DI STUDIO

esempio di business plan

► I ricavi delle vendite e delle prestazioni sono stati ipotizzati con un trend di crescita costante del 5% annuo a partire dall’esercizio 2012, che in virtù dei dati storici della società e sulla base di contratti di fornitura pluriennali in essere, stipulati con i clienti di dimensioni più rilevanti, rendono altamente probabile il raggiungimento del tasso di crescita ipotizzato

► I costi per materie prime sussidiarie e di consumo sono stati stimati con una crescita differenziale media rispetto ai ricavi del 32%. Tale differenziale è stato desunto dall’analisi dei dati storici, mentre gli altri costi caratteristici sono stati determinati mediante l’analisi dei contratti in essere e dei piani di investimento futuri

► I costi del personale sono stati stimati in costante crescita annua del 7%, in linea con l’attuale normativa del personale e con l’andamento del costo della forza lavoro in Italia negli ultimi anni

► Gli ammortamenti sono stati determinati applicando le aliquote presenti sul libro cespiti ai beni attualmente in uso ed agli incrementi di immobilizzazioni materiali previste

► I proventi ed oneri finanziari sono stati stimati tenendo conto della richiesta di finanziamento partecipativo effettuato dall’istituto di credito gamma per il quale è stato ipotizzato un piano d’ammortamento francese decennale al tasso del 7% ed ipotizzando un tasso del 4% sullo scoperto di conto corrente e del 1% sulle giacenze positive

► Le imposte sono state calcolate sull’utile ante imposte ipotizzando una percentuale costante IRAP pari al 4,5% ed IRES pari al 27,5%

Conto Economico riclassificato

business plan e piano economico

Il MOL si presenta in crescita in virtù della marginalità che la ALFA SRL è in grado di ottenere dalla vendita dei prodotti e tale marginalità, moltiplicata per i volumi di vendita, è tale da assicurare la copertura di tutti i costi derivanti da ammortamenti, accantonamenti e dalla gestione accessoria e generano un EBIT positivo, il cui valore è in grado di assorbire i risultati negativi provenienti dalla gestione finanziaria e fiscale, dalla sottrazione delle quali si origina un RISULTATO NETTO positivo ed in costante crescita in virtù delle economie di scala che la società prevede di poter generare.

esempio di business plan

Analisi dei rendiconti finanziari prospettici

Da un’attenta analisi dei rendiconti finanziari prospettici si evince che:

► Il cash flow proveniente dalla gestione operativa è sempre positivo con l’eccezione del primo anno, dato che la società impiegherà parte del finanziamento ottenuto per ridurre la sua esposizione verso i fornitori

► Il cash flow proveniente dalla gestione degli investimenti è negativo per i primi tre anni poiché la Società ha in programma investimenti nel triennio 2012- 2014 per un importo complessivo di 650 k euro, di cui 600 k euro destinati all’acquisto di un nuovo fabbricato industriale e 50 k euro destinati all’acquisto di un nuovo macchinario

► Il cash flow proveniente dalla gestione dei finanziamenti è positivo il primo anno dato che la società accenderà il mutuo, mentre negli anni successivi è negativo poiché si procederà al rimborso del finanziamento acceso

analisi economica roi e roe

Analisi della redditività

Dall’ analisi della redditività dell’impresa e merge che:

► il ROE (indice di redditività del capitale proprio) determinato dal rapporto tra il reddito netto ed il patrimonio netto presenta un andamento decrescente, dovuto alle scelte strategiche della ALFA SRL che accantonerà a riserva gli utili dei periodi previsti nel piano di budget

► il ROI (indice di redditività operativa) determinato dal rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito mostra un andamento crescente poiché il tasso di crescita del fatturato è maggiore di quello del capitale investito

analisi indici patrimoniali

Analisi degli indicatori patrimoniali

Dall’analisi degli indicatori patrimoniali prospettici ricaviamo che:

► l’indice di indipendenza finanziaria (dato dal rapporto tra il patrimonio netto ed il capitale acquisito), che segnala la solidità dell’impresa sul versante patrimoniale, è destinato a crescere in virtù della scelta della Società di non distribuire gli utili futuri generati

► il quoziente di indebitamento (dato dal rapporto tra la somma di tutti i debiti contratti dalla ALFA SRL sul totale del passivo) è destinato a decrescere in funzione del rimborso del mutuo

► la solidità del capitale sociale (dato dalla relazione tra il patrimonio netto e il capitale sociale) può evolversi nel tempo a seguito delle variazioni del patrimonio netto dovute a integrazioni di patrimonio quali utili netti non distribuiti, sovrapprezzi di emissioni di azioni, rivalutazioni patrimoniali, e può erodersi a causa di perdite nette della gestione, distribuzione o utilizzo di riserve e svalutazioni patrimoniali.

Nel caso suesposto la crescita costante di questo indice è da imputarsi alla scelta della proprietà di incrementare il patrimonio netto senza effettuare un aumento di capitale sociale.

Analisi  dei quozienti della struttura finanziaria

quozienti di struttura finanziaria

Dall’analisi dei risultati dei quozienti della struttura finanziaria determinati in base ai risultati prospettici si evince come dalle scelte strategiche future l’impresa risulti in equilibrio finanziario in quanto possiede una composizione degli investimenti rivolta prevalentemente al breve periodo, tuttavia, con la scelta di destinare gli utili futuri interamente a patrimonio netto ALFA SRL inizierà a finanziare progressivamente i suoi investimenti con capitale a lungo termine internamente generato.

Analisi dei margini finanziari prospettici

margini e indici finanziari

Dall’analisi dei margini finanziari prospettici si evince che:

► il margine di tesoreria (dato dalla differenza tra la somma delle liquidità immediate e differite e le passività correnti) presenta un andamento in forte crescita essenzialmente dovuto all’incremento che registrano le disponibilità liquide, a sua volta determinato dall’aumento del fatturato

► il margine di struttura (determinato come differenza tra patrimonio netto e immobilizzazioni) è indicato per esprimere la capacità di copertura delle immobilizzazioni con i mezzi propri, nel caso in esame questo indice è inizialmente negativo perché risente per i primi 4 esercizi degli investimenti in immobilizzazioni programmati dalla Società, tuttavia, negli esercizi seguenti diviene positivo grazie alla scelta della società di autofinanziarsi, accrescendo il proprio patrimonio netto trattenendo gli utili generati

► il capitale circolante netto (dato dalla differenza tra il capitale circolante lordo e le passività correnti oppure come differenza tra il capitale permanente inteso come patrimonio netto+passività consolidate e le immobilizzazioni) presenta un andamento oscillatorio poiché nei primi esercizi del piano la società effettuerà degli investimenti in immobilizzazioni che comportano una crescita delle passività correnti, mentre negli esercizi successivi l’incremento di fatturato consentirà un aumento del circolante lordo e degli utili da destinare a riserva nel patrimonio netto.

Analisi degli indici finanziari prospettici

Dall’analisi degli indici finanziari prospettici si evince che:

► l’indice di liquidità (dato dal rapporto tra la somma delle liquidità immediate e differite e le passività correnti) esprime l’attitudine della società a soddisfare gli impegni finanziari a breve, mediante l’utilizzo della parte di circolante lordo costituta dalle disponibilità liquide immediate e da quelle che possono divenirlo a breve termine, e nel caso in esame l’indice passa da valori inferiori ad uno solo nei primi esercizi del piano a valori ben superiori all’unità negli esercizi successivi, ciò sta a significare che la Società una volta terminata la fase di inserimento dei nuovi investimenti nel complesso produttivo non incorrerà in una rigidità della struttura dei finanziamenti acquisiti poiché la fascia di circolante a più elevata mobilità sarà costantemente maggiore delle passività correnti

► l’indice di auto copertura del capitale fisso (determinato dal rapporto tra patrimonio netto ed immobilizzazioni) passa da valori inferiori ad uno nei primi esercizi del piano a valori di molto superiori all’unità negli esercizi successivi, ciò sta ad indicare che la crescita attesa del patrimonio netto, riconducibile alla generazione di utili da destinare a riserva, è ampiamente idoneo a coprire gli investimenti immobilizzati

► l’indice di disponibilità (determinato dal rapporto tra il capitale circolante lordo e le passività correnti), tale indice riflette lo stato di equilibrio o squilibrio sotto il profilo della gestione a soddisfare gli impegni finanziari a breve, una situazione congrua viene ritenuta quando l’indice è maggiore di uno, e nel caso qui esaminato si può osservare come questa condizione venga rispettata e nel periodo in esame del piano tenda ad essere migliorata.

Per realizzare un Business Plan professionale , anche se non sei un esperto, scopri il software Business Plan Easy   che, tramite una procedura guidata, ti consente di generare un Business Plan curato, completo ed esteticamente accattivante. 

A cura di Andrea Sergiacomo e Giordano Viglietti

1 Data la sua complessità e la mole dei documenti e dei dati presi in considerazione nella sua redazione saranno coinvolte diverse professionalità (dirigenti e quadri direttivi di diverse funzioni, consulenti aziendali, amministratori…), ed altrettante ne saranno coinvolte nello sviluppo, a seconda della dimensione aziendale e delle diverse funzioni aziendali coinvolte. In ogni circostanza l’obiettivo di fondo sarà sempre quello di razionalizzare e programmare le scelte imprenditoriali e sintetizzarle in un documento completo, rappresentativo e di efficace lettura.

2 Linee guida alla redazione del business plan,CNDCEC.

3 Questo strumento è di supporto alla pianificazione strategica aziendale, funzione che presiede alla gestione di qualsiasi iniziativa economica, indipendentemente dalla dimensione e dal settore di appartenenza.

4 Nei casi in cui il business plan è redatto al fine di reperire risorse finanziarie, nella parte numerica si deve “dimostrare” al finanziatore (banca, ente pubblico, privato…) che il business in cui ha intrapreso l’iniziativa è redditizio fino al punto in cui e riesce a garantire la restituzione di quanto è stato finanziato, oltre che i margini di profitto.

5 Ci riferiamo a difficoltà di tipo logistico, riguardanti l’inserimento di nuovi fattori produttivi in una struttura già esistente, ed al tempo intercorrente tra la loro istallazione/collaudo e raggiungimento di pieno regime.

6 Non sono rarissimi i casi di redazione di business plan di durata superiore ai 5 esercizi, anche se questi hanno maggiore necessità di essere rivisti.

7 Nel caso in cui ci dovessero essere delle previsioni che indichino degli scostamenti consistenti rispetto al passato, le motivazioni vanno ampiamente illustrate nella parte descrittiva.

8 Si veda dei l’articolo dei medesimi autori Sergiacomo A, Giordano Viglietti “Le diverse riclassificazioni del conto economico”, su Il Commercialista Telematico 29.06.2012.

9 I riferimenti internazionali sulla compilazione di questo documento si ritrovano nel principio internazionale IAS n.7 e, per l’Italia, nel principio OIC n.12; quest’ultimo afferma che il rendiconto finanziario deve riassumere: – l’attività di finanziamento (sia autofinanziamento che esterno); – le variazioni delle risorse finanziarie causate dall’attività produttiva di reddito; – l’attività di investimento dell’impresa; – le variazioni della situazione patrimoniale-finanziaria.

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Piano economico-finanziario del Business Plan: cos’è e come si fa

Business Plan Gestione finanziaria

Il piano economico-finanziario è la parte del Business Plan che traduce le strategie in numeri. Vediamo cosa contiene, perché è importante e da dove iniziare per stendere il proprio piano.

Piano economico-finanziario del Business Plan: cos’è e come si fa

Ogni impresa, piccola o grande che sia, richiede la stesura di un Business Plan , ovvero di un documento che sintetizzi gli obiettivi dell’azienda , le milestones per segnare il raggiungimento dei traguardi posti, che tenga conto di un’analisi di mercato (buyer personas, competitor, appetibilità e punto di forza/punti deboli del prodotto o servizio che intende offrire…), e che identifichi persone, professionalità e mezzi per poter non soltanto avviare ma soprattutto mantenere l’attività.

Una parte fondamentale del Business Plan è poi l’analisi finanziaria o, più correttamente, il piano economico-finanziario , che deve individuare i costi in fase di avvio dell’impresa e prevedere quelli di sviluppo, mantenimento e crescita .

Così come per il Business Plan in generale, quindi, anche il piano economico-finanziario deve essere periodicamente revisionato , incrociando dati come ad esempio flussi di cassa e previsioni di vendita, al fine di tenere sotto controllo lo stato di salute dell’impresa e valutare eventuali cambi di strategia per correggere la rotta.

Indice dei contenuti

  • 1 Cosa s’intende per piano economico-finanziario e quando si fa
  • 2 A cosa serve e perché è importante
  • 3 Cosa contiene il piano economico-finanziario
  • 4.1 1. Qual è lo stato del cash-flow dell’impresa?
  • 4.2 2. Quali sono i tuoi obiettivi finanziari?
  • 4.3 3. Quali ricavi di aspetti di ottenere?
  • 4.4 4. Quali costi prevedi?
  • 4.5 5. Quali investimenti vuoi fare?
  • 5 A chi rivolgersi per stendere un piano economico-finanziario

Cosa s’intende per piano economico-finanziario e quando si fa

Un Business Plan è composto da due parti distinte, una più descrittiva e una più tecnica in cui dalle parole si passa ai numeri, ovvero il piano economico-finanziario. È quindi la verifica e la dimostrazione numerica di tutte le informazioni esposte nella parte di “presentazione” dell’azienda, in cui vengono enunciati costi, ricavi, entità di investimenti e/o finanziamenti richiesti, movimenti di cash flow ed altro. Il tutto, a sua volta integrato da proiezioni di vendita e nei bilanci previsionali.

Il piano economico-finanziario è la sintesi  “tecnica” di tutte le informazioni che sono state esposte nella parte descrittiva del business plan, ed è quindi la parte più complessa da scrivere, poiché costituisce la verifica numerica della coerenza di tutti i dati che sono stati esposti. Infatti, investimenti, finanziamenti, ricavi, costi, entrate e uscite monetarie e altro, devono essere sintetizzati all’interno dei bilanci previsionali e delle proiezioni future dell’attività dell’impresa.

Ciò avviene in genere in due fasi, iniziando con individuare i costi di avvio dell’impresa e quelli successivi relativi al mantenimento e allo sviluppo futuro, per poi definire il fabbisogno dell’impresa ed in che modo coprirlo e attraverso quali forme e condizioni di finanziamento.

Leggi la guida completa a come redigere un Business Plan

A cosa serve e perché è importante

Il piano economico-finanziario serve quindi a verificare la fattibilità economico-finanziaria di un’impresa , e soprattutto a capire se può essere o meno redditizia nel lungo periodo.

Un’analisi finanziaria accurata può quindi essere fatta ogni 3-5 anni , incrociando dati che invece è consigliabile raccogliere con maggiore frequenza (es. cash flow aziendale).

Stilare e revisionare un piano economico-finanziario è fondamentale per qualunque impresa perché permette di avere sempre tutto sotto controllo, e di monitorare i costi variabili e quelli fissi, valutare eventuali cambiamenti di fornitori, rispondere prontamente a momenti di crisi o mutamenti del mercato.

Ma sarà anche ciò che chiederanno istituti di credito o investitori per valutare lo stato di salute dell’impresa nel caso venissero richiesti finanziamenti , ad esempio per l’acquisto di un nuovo macchinario, o per aprire una nuova sede o ancora per espandere il modello di business anche in altri settori.

Cosa contiene il piano economico-finanziario

Un piano economico-finanziario si compone di tre sezioni principali:

  • Stato patrimoniale
  • Conto economico
  • Rendiconto finanziario

Lo stato patrimoniale indica le attività e le passività dell’azienda. Le attività sono la liquidità e la disponibilità finanziaria, compreso il valore di infrastrutture, macchinari, brevetti ecc.

Le passività vanno invece a considerare i debiti a breve e a lungo termine tenendo conto del patrimonio netto dell’azienda.

Il conto economico mostra ricavi e costi aziendali , e quindi l’utile dell’impresa, la marginalità sulle vendite e come va a coprire i costi fissi, e tutto ciò che può impattare sui ricavi.

Il rendiconto finanziario , infine, serve principalmente a monitorare i flussi di cassa .

Leggi anche “ Business Plan: un esempio semplice “

Come si fa un piano economico-finanziario: da dove iniziare

Dopo aver chiarito l’importanza del piano economico-finanziario all’interno del Business Plan, passiamo dalla teoria ai fatti. Ecco le 5 domande principali a cui il piano deve rispondere .

1. Qual è lo stato del cash-flow dell’impresa?

Per prima cosa, è necessario realizzare il rendiconto dettagliato dei flussi di cassa, in cui vengano riportate le entrate e le uscite di un dato periodo (mensile, trimestrale o annuale).

I principali indicatori di cui tenere conto sono:

  • flussi di cassa verso l’azienda;
  • flussi di cassa rispetto al pagamento di spese e debiti (utenze, fornitori…);
  • saldo finanziario netto alla fine del periodo analizzato;
  • saldo bancario netto alla fine del periodo analizzato.
Per approfondire il tema, leggi la guida alla gestione del cash flow .

2. Quali sono i tuoi obiettivi finanziari?

Easyfatt software fatturazione elettronica e gestionale

Easyfatt è il software gestionale utilizzato ogni giorno da oltre 100.000 imprese italiane.

Un piano finanziario serve a tenere l’impresa in relativa sicurezza, ad esempio prevedendo un fondo di emergenza in caso di crisi . Questo è quindi un obiettivo reale e concreto, così come può esserlo prefiggersi di espandersi entro un certo numero di anni, o, perché no, ad avviarla verso una transizione green.

L’importante è che si tratti di obiettivi concreti , con traguardi temporali realistici che potranno essere verificati da una serie di traguardi intermedi (milestones) nel corso dei mesi e degli anni successivi.

3. Quali ricavi di aspetti di ottenere?

Analizzando le dimensioni del mercato e conoscendo il prezzo del prodotto o servizio offerto, è possibile effettuare una stima delle vendite . Incrociando questi dati con i flussi di cassa e la situazione del conto finanziario dell’impresa, sarà possibile effettuare una stima di questo genere.

4. Quali costi prevedi?

Il piano economico-finanziario deve poi stimare i costi che l’azienda sta sostenendo e quelli che sosterrà a breve/medio termine . In questa fase vanno calcolati i costi di produzione, di spedizione, ma anche di pubblicità o per la vendita online o attraverso marketplace o altre piattaforme. Questo serve per capire se le entrate generate dalle vendite del prodotto o servizio offerto sono in grado innanzitutto di mantenere l’azienda e poi, auspicabilmente, di generare profitto.

5. Quali investimenti vuoi fare?

Per far crescere un’impresa può esserci bisogno di acquistare tecnologie, infrastrutture, mezzi, assumere nuove professionalità, garantire formazione e aggiornamento, etc. Queste sono solo alcune degli aspetti su cui volere (o dovere) investire. Anche in questo caso devono essere obiettivi davvero utili allo sviluppo dell’azienda. Questa analisi aiuterà a capire quando l’impresa potrà sostenere queste spese in autonomia e quando invece sarà il caso di rivolgersi a investitori esterni o istituti di credito . In quest’ultimo caso, servirà a dimostrare la necessità dell’investimento e la sua redditività futura.

A chi rivolgersi per stendere un piano economico-finanziario

Stendere un financial plan accurato, e saperlo interpretare e tenere sotto controllo non è cosa per tutti. Presuppone specifiche competenze in ambito economico e finanziario, e una conoscenza delle opzioni a cui rivolgersi per garantire la stabilità dell’impresa (istituti di credito, enti pubblici o privati, agevolazioni statali, bandi, concorsi, ecc.).

A meno che l’imprenditore non disponga di queste (ed altre) peculiari conoscenze, sarà il caso di affidare il piano economico-finanziario a un commercialista o a un consulente finanziario . Può anche risultare utile rivolgersi a un consulente Business Plan , specializzato nella redazione di questo documento.

La stesura e l’aggiornamento del piano economico-finanziario saranno indispensabili per far tenere all’azienda la giusta rotta e per assicurarne uno sviluppo graduale, concreto e profittevole.

Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...

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Piano economico e finanziario: cos’è, come farlo, esempio

Mar 4, 2021

Piano economico e finanziario

Hai bisogno di “costruire” il piano economico e finanziario del tuo progetto imprenditoriale? Si tratta di un aspetto assolutamente centrale nella realizzazione di un business plan. Realizzarlo in modo preciso e accurato è l’unico modo per partire con il piede giusto. Il nostro portale è specializzato nella realizzazione di business plan già fatti e completi in ogni parte. Vuoi risparmiare tempo e ottenere una base pronta e incluso nel prezzo il software per personalizzarla? Acquista il software con un modello pronto specifico per la tua attività!

Cos’è un piano economico finanziario

Il piano economico finanziario è il documento per mezzo del quale illustriamo tutti i dati economici e finanziari di un progetto economico o un’idea d’impresa per un determinato periodo di tempo che sarà, in funzione del tipo di attività, di 3 o 5 anni.

Attraverso il piano economico e finanziario cercheremo di illustrare la fattibilità del progetto in termini di redditività ed equilibrio finanziario.

Il P.E.F. (piano economico e finanziario) è solitamente la parte quantitativa di un documento più ampio che è il business plan di un’impresa o di un progetto d’impresa che comprende anche una parte descrittiva finalizzata a descrivere il progetto, l’organizzazione, il mercato ed il piano di marketing.

Tutte queste informazioni saranno appunto trasformate in numeri nel PEF.

Per approfondire vedere anche: Come aprire un’attività commerciale .

Come fare un piano economico e finanziario

Per sapere come costruire un piano economico e finanziario è necessario sapere prima di tutto com’è composto e poi cercare gli strumenti giusti per realizzarlo al meglio in un tempo ragionevole.

Per realizzarlo è infatti necessario conoscere bene la contabilità generale e gli aspetti fiscali di un’impresa ma con un buon software è possibile realizzarlo in modo rapido anche senza essere un esperto del settore.

Le parti che insieme formano il P.E.F. sono il conto economico , il rendiconto finanziario e lo stato patrimoniale .

A questi tre elementi fondamentali, si aggiungono i passaggi intermedi necessari per arrivare alla loro costruzione ed i conti economici e stati patrimoniali riclassificati.

Un ulteriore elemento che sarebbe importante aggiungere, è quello degli scenari alternativi a quello principale per poter illustrare al destinatario del documento come intendiamo affrontare eventi critici futuri sia interni all’impresa che di origine esterna come possono essere cambiamenti del mercato, legislativi o politici.

Le ipotesi alla base di un piano economico e finanziario

Non avrebbe alcun senso presentare ad un investitore o alla banca un bilancio ed un rendiconto finanziario senza illustrarne le ipotesi e tutti gli elementi che hanno permesso di arrivare a tali documenti.

Sarà pertanto fondamentale descrivere i seguenti elementi:

  • In che modo e perché sono stati scelti i prodotti e servizi che abbiamo deciso di realizzare o di commercializzare e quali sono le loro principali caratteristiche tecniche e qualitative;
  • I prezzi di vendita e il processo realizzato e le scelte effettuate per arrivare alla loro determinazione;
  • Come abbiamo individuato gli investimenti necessari per la realizzazione del progetto e perché abbiamo optato per una forma di acquisizione rispetto ad un’altra, ad esempio tra proprietà e leasing o noleggio;
  • Come abbiamo calcolato i volumi di produzione e vendita di ogni prodotto e servizio nel tempo;
  • Sulla base di quali ipotesi sono state scelte le materie prime necessarie alla realizzazione dei prodotti e servizi, gli articoli da commercializzare ed i fornitori dai quali approvvigionarsi e a quali prezzi;
  • Le dimensioni della struttura necessaria alla realizzazione del progetto ed i costi fissi e di personale che genererà;
  • A quanto ammonta il fabbisogno finanziario per la realizzazione della business idea e con quale mix di risorse si intende coprirlo tra capitale sociale, finanziamenti bancari e finanziamenti da parte dei soci

Piano economico e finanziario: esempio operativo

Le ipotesi alla base del piano e, di conseguenza, le previsioni fatte dovranno essere le più realistiche e prudenziali possibili

Proprio per l’alto grado di incertezza insito in previsioni a tre o a cinque anni, consigliamo di creare degli scenari alternativi a quello principale nei quali evidenziare gli effetti di eventi critici futuri come l’entrata di un nuovo concorrente o di un nuovo prodotto che possa soddisfare il medesimo bisogno in un modo differente.

È importante che il PEF sia chiaro e realistico perché dovrà convincere i potenziali investitori della bontà e redditività del piano ed i finanziatori della capacità dell’impresa di restituire senza problemi le rate concordate per il rientro dei prestiti effettuati.

Piano economico finanziario Excel per la previsione dei ricavi

Il calcolo dei ricavi è una delle parti principali del PEF e dovrà tener conto dei singoli prodotti e servizi che sono stati individuati, dei relativi prezzi di vendita e volumi di vendita, meglio se con dettaglio mensile.

I prezzi di vendita saranno calcolati anche sulla base dei costi variabili e di quelli fissi e i volumi di vendita dovranno tener conto dei volumi di acquisto e/o produzione.

La determinazione del fatturato coinvolgerà quindi praticamente tutte le aree aziendali e del nostro progetto.

Per la sua potenza, semplicità e chiarezza d’esposizione, consigliamo di fare il piano economico e finanziario con excel in modo da poter sempre rivedere ed aggiornare tutti i calcoli in modo automatico.

La previsione dei ricavi dovrà essere molto dettagliata per far comprendere al lettore come verranno raggiunti gli obiettivi di vendita attraverso la soddisfazione dei bisogni del potenziale cliente, la dimensione del mercato target, i rapporti con la concorrenza e quali clienti compreranno i prodotti e servizi e a quali livello di prezzo.

I volumi di produzione e di vendita alla base del fatturato

È importante illustrare come sono stati calcolati i volumi di vendita , se vi sono limiti o meno nella capacità produttiva dell’impresa e nella capacità di assorbimento del mercato.

Se l’impresa produce o commercializza più prodotti o servizi, è importante dettagliare l’analisi per ognuno di questi in modo da poter calcolare la marginalità di ognuno.

Le agevolazioni richieste dall’impresa

I contributi a fondo perduto che verranno richiesti, non vanno sottovalutati perché, anche se non scaturiscono dalla vendita dei prodotti, avranno un’influenza importante sui ricavi dell’esercizio e di quelli a venire e anche sui flussi finanziari.

Bisognerà quindi descrivere a quali bandi si intende partecipare e quali probabilità di successo si ritiene di poter avere, così come gli importi richieste e le tempistiche di erogazione.

Costi variabili di acquisto o produzione

I costi variabili di produzione variano in maniera direttamente proporzionale al numero di prodotti realizzati e sono quindi direttamente connessi anche ai volumi di vendita.

Bisogna evidenziare le materie prime utilizzate per unità di prodotto, il loro costo unitario e le scelte fatte nella determinazione della qualità e per la selezione dei fornitori.

Se presenti vanno evidenziati e calcolati anche i costi variabili di vendita che sono, ad esempio, le provvigioni pagate alla rete vendita o le commissioni di incasso con strumenti finanziari.

 La determinazione dei costi fissi nel piano economico e finanziario

La quantificazione dei costi fissi , pur se importante e rilevante, è piuttosto semplice in quanto non varia al variare dei volumi di produzione e vendita.

Le principali tipologie di costo fisso sono quelle per il personale, per i servizi, per il godimento dei beni di terzi e gli oneri finanziari e bancari.

In funzione delle scelte d’impresa potremo avere costi di leasing o noleggio anziché di investimento oppure spese per servizi esterni anziché di personale dipendente.

 Gli investimenti per la realizzazione della business idea

Gli investimenti possono essere di tipo materiale o immateriale ed influenzano direttamente il conto economico, lo stato patrimoniale ed il rendiconto finanziario.

A seconda della convenienza o delle scelte strategiche del management, alcuni beni potranno essere acquistati, ed essere considerati come investimenti, oppure noleggiati o ancora determinate funzioni potranno essere esternalizzate evitando di dover sostenere determinati investimenti.

Si consiglia di porre sempre l’accento sulle scelte aziendali indicandone gli effetti sulla struttura del piano economico e finanziario.

Analisi del raggiungimento del punto di pareggio

Prima di arrivare ai tre documenti che riassumono l’intero PEF, è bene soffermarsi su alcuni importanti passaggi intermedi come, ad esempio, il calcolo del break even point .

I potenziali investitori vorranno assolutamente sapere quali sono le quantità vendute che permetteranno di coprire i costi fissi e così anche il fatturato minimo per raggiungere il pareggio di bilancio.

La determinazione del fabbisogno finanziario

Questa sezione è importantissima sia per il management, che deve valutare se ha le risorse finanziarie sufficienti a realizzare l’idea di business , che per gli investitori e finanziatori che devono valutare se l’investimento potrà avere un ritorno e se l’azienda sarà in grado di far fronte al pagamento delle rate.

La determinazione del fabbisogno finanziario va fatta attraverso un’analisi dettagliata dei flussi di cassa in entrata ed uscita , meglio se con dettaglio mensile.

In questo modo è possibile capire se, all’interno di ogni singolo anno, ci si possa trovare in momenti di deficit finanziario e predisporre così le relative azioni per farvi fronte.

La redditività dell’azienda

Prima ancora di passare alla costruzione dei tre documenti che rappresentano il PEF, è bene analizzare la redditività del progetto attraverso il calcolo di indici come l’EBITDA, il ROI e il ROS.

Come costruire il piano economico finanziario in tre passi

1.      il rendiconto finanziario.

Si tratta di un documento che riassume le variazioni finanziarie originate da tutti i punti visti in precedenza.

Il rendiconto finanziario evidenzia la variazione della liquidità di anno in anno illustrandone le singole cause che l’hanno determinata.

2.      Il conto economico

Il conto economico rappresenta il risultato economico dell’impresa in un determinato periodo di tempo che è normalmente di un anno.

In un piano economico e finanziario viene solitamente rappresentato il risultato di tre o cinque anni uno a fianco all’altro.

Il risultato economico dell’impresa è dato dalla differenza tra i ricavi e tutti i costi, rispettivamente ottenuti  ed originatisi sulla base dei presupposti esaminati nel corso di questo articolo.

3.      Lo stato patrimoniale

Insieme al conto economico costituisce il bilancio d’esercizio e rappresenta il valore di tutte le grandezze patrimoniali e finanziari al termine di ogni esercizio.

Si differenzia dal rendiconto finanziario per il fatto che, quest’ultimo, spiega come l’azienda ha generato, impiegato e raccolto liquidità.

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Business plan: cos’è, come farlo e a cosa serve [Guida 2024]

Cosa vedremo in questo articolo, in questo articolo.

Business plan copertina

Se hai in mente di aprire una startup o avviare un’attività , il Business Plan è un documento che non può mancare nella tua cassetta degli attrezzi.

In questo articolo, scopriremo cos’è un business plan, a cosa serve, quali componenti contiene e come farlo.

Se preferisci, invece, sul nostro canale Youtube abbiamo realizzato un video a riguardo. Puoi guardarlo qui sotto:

Cos’è un Business Plan?

Come fare un business plan

Il Business Plan è un documento che descrive un progetto imprenditoriale: i suoi obiettivi, la strategia di marketing e di business e il piano finanziario.

Si tratta di uno strumento essenziale per

  • avere ben chiara la strategia di business aziendale ;
  • ottenere finanziamenti per la tua startup.

Ma come si fa un Business Plan?

La prima cosa da sapere è che questo documento è composto da due parti:

  • Parte Descrittiva : qui fornisci una panoramica completa del tuo progetto, descrivendone il mercato, l’analisi dei competitor e le strategie di marketing;
  • Parte Numerica : in questa sezione, descrivi gli aspetti finanziari del tuo progetto, presentando il piano di investimento, il budget previsto e le previsioni di vendita.

Entrambe queste parti sono fondamentali per offrire una visione d’insieme agli investitori e a tutti gli stakeholder.

E questo per una serie di motivi, che affronteremo adesso.

Perché scrivere un Business Plan? 5 motivi

Esempi business plan

Perché dovresti dedicare tempo ed energie alla scrittura di un Business Plan?

Ecco 5 buoni motivi :

  • descrivere l’idea imprenditoriale : il Business Plan ti consente di presentare in modo chiaro e dettagliato la tua idea , dimostrando la sua fattibilità e il suo potenziale;
  • impostare la strategia di business : grazie al Business Plan, potrai definire le strategie, le azioni da compiere e le risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi;
  • valutare l’andamento del progetto : il Business Plan ti permette di monitorare la tua attività nel tempo, confrontando i risultati con le previsioni fatte nel piano iniziale;
  • presentare l’azienda a potenziali investitori : il Business Plan è uno strumento fondamentale per convincere potenziali investitori della validità del tuo progetto;
  • ottenere fondi pubblici e prestiti bancari .

Ora che conosci i vantaggi di scrivere un Business Plan, è il momento di mettersi all’opera.

Vediamo innanzitutto da quante e quali parti è formato un Business Plan.

Quali sono i 10 componenti di un Business Plan?

Post-it per decidere cosa scrivere nel Business Plan

Un Business Plan comprende 10 elementi fondamentali :

  • la Cover Page ;
  • l’ Executive Summary ;
  • La descrizione dell’ azienda ;
  • i Prodotti e la Tecnologia ;
  • l’ Analisi del cliente e del problema ;
  • il Mercato e la Concorrenza ;
  • la Go-to-Market Strategy e il Marketing Plan ;
  • la Roadmap ;
  • il Piano Economico Finanziario .

E cosa bisogna scrivere in queste sezioni?

Scopriamolo subito.

Come fare un Business Plan? [Guida step-by-step]

È finalmente ora di scrivere il tuo Business Plan.

Segui questa guida passo dopo passo per assicurarti di coprire tutti gli aspetti essenziali.

1. Crea una Cover Page

La copertina del tuo Business Plan è il biglietto da visita della tua azienda.

La prima impressione che darai ai potenziali investitori o partner commerciali.

Assicurati, quindi, di creare una copertina accattivante , con elementi che riflettono la brand identity .

Dovrai includere queste informazioni:

  • il nome dell’azienda;
  • i contatti .

2. Scrivi un Executive Summary sintetico

L’ Executive Summary è un riassunto conciso e persuasivo del tuo Business Plan.

In questa sezione, devi catturare l’attenzione del lettore e comunicare in modo chiaro ed efficace i punti chiave del tuo progetto imprenditoriale.

Ecco gli aspetti da trattare assolutamente:

  • gli obiettivi principali dell’azienda;
  • le strategie chiave ;
  • le previsioni finanziarie ;
  • i prodotti/servizi offerti;
  • i punti di forza ;
  • i fattori differenzianti ;
  • spiega perché merita attenzione e supporto .

Un consiglio?

Non annoiare i lettori!

L’Executive Summary deve essere coinvolgente e convincente , per invogliare a leggere il resto del Business Plan.

3. Scrivi la descrizione dell’azienda

In questa sezione, presenta la tua azienda nel modo più chiaro e convincente possibile.

Di cosa puoi parlare?

Ecco un elenco di argomenti da affrontare:

  • la storia dell’azienda;
  • missione e visione ;
  • valori aziendali ;
  • la struttura organizzativa ;
  • il team dietro il progetto.

Ricorda che la descrizione dell’azienda deve trasmettere fiducia , professionalità e la tua capacità di realizzare il progetto imprenditoriale.

Concentrati sul team e fai emergere le competenze e le esperienze chiave dei membri del team per mostrare la loro capacità di realizzare il piano.

4. Descrivi i prodotti/servizi

Adesso è il momento di fornire una descrizione dettagliata dei tuoi prodotti/servizi .

In particolare, concentrati su questi punti:

  • le caratteristiche distintive rispetto ai competitor;
  • i vantaggi e il valore che offrono;
  • come soddisfa i bisogni dei clienti.

La descrizione deve trasmettere chiarezza , innovazione e il valore che apporta al mercato.

Un consiglio extra?

Utilizza esempi concreti per spiegare ogni punto.

5. Prepara l’analisi del cliente e del problema

In questa sezione, descrivi i tuoi potenziali clienti e quale problema risolvi per loro.

Per assicurarti di conoscere al meglio i tuoi clienti, crea 2-3 buyer personas , ossia delle rappresentazioni fittizie dei tuoi clienti ideali.

Invece, per approfondire quale problema risolvi devi aver validato la tua idea di business .

6. Analizza il mercato e la concorrenza

A questo punto, dovrai soffermarti sui dati emersi dall’ analisi di mercato .

Studia le dimensioni del mercato (con il TAM SAM SOM ), le ultime tendenze , le opportunità , le sfide e le dinamiche di crescita .

Inoltre, dovrai anche esporre i risultati della tua analisi dei competitor .

Quindi, analizza i seguenti punti:

  • le strategie dei competitor;
  • i loro punti di forza e di debolezza (con la SWOT Analysis ).

In questo modo, potrai spiegare in modo chiaro perché i tuoi prodotti/servizi sono migliori di quelli della concorrenza.

7. Illustra la strategia di lancio dei prodotti/servizi

La Go-To-Market Strategy è il piano d’azione che ti consentirà di lanciare i tuoi prodotti/servizi sul mercato in modo efficace.

  • i canali di distribuzione scelti;
  • metriche/KPI di valutazione ;
  • il budget, le tempistiche e le risorse necessarie;
  • il piano di marketing , con tutte le attività e le strategie da implementare.

Questa sezione è fondamentale per dimostrare agli investitori la concretezza dei tuoi piani per il futuro della startup.

8. Descrivi i prossimi passi (Roadmap)

Ora devi dimostrare che hai ben chiari i prossimi step operativi .

Con una roadmap .

La roadmap è un elemento essenziale per illustrare la direzione futura della tua startup.

In generale, approfondisci questi punti:

  • definisci gli obiettivi chiave nel medio e lungo termine , come l’espansione in nuovi territori o l’introduzione di nuovi prodotti o servizi;
  • individua risorse e tempistiche necessarie per raggiungerli ;
  • suddividi gli obiettivi chiave in tappe intermedie per monitorare i progressi e mantenere il focus sul raggiungimento dei risultati;
  • stabilisci chi sarà responsabile di ciascuna tappa e stabilisci un sistema per misurare l’avanzamento.

Questa sezione dimostra la tua capacità di pianificazione e ti aiuta a tenere traccia dei progressi .

9. Parla del tuo team

Il team è un elemento cruciale per la buona riuscita di un progetto.

Quindi, presenta il tuo team in modo convincente per trasmettere fiducia agli investitori e ai potenziali collaboratori.

Ecco alcuni elementi da evidenziare:

  • l’ esperienza e le competenze chiave dei membri del team;
  • le sinergie e le complementarità tra le competenze del team;
  • l’ entusiasmo nel perseguire l’obiettivo comune;
  • il piano prospettico delle risorse umane (quali dipendenti si aggiungeranno?).

Questa sezione dimostra che hai formato un team solido e competente , pronto ad affrontare le sfide e a realizzare il progetto imprenditoriale al meglio.

10. Presenta brevemente i dati finanziari

E per finire in bellezza il tuo Business Plan prepara un Financial plan .

Si tratta della parte numerica del Business Plan, dove inserire:

  • Strategie finanziarie;
  • Previsione delle vendite;
  • Prestiti e investimenti;
  • Conto economico;
  • Rendiconto finanziario;
  • Valutazione pre-money .

Cerca di essere sincero/a e, anche se si tratta pur sempre di stime , falle verosimili .

Un Business Plan disatteso in negativo è sempre peggio di un successo imprevisto.

Ok, ora è tutto chiaro.

Ma com’è un Business Plan nella pratica?

Per scoprirlo, vediamo subito un esempio di Business Plan .

Business Plan: esempio pratico (+ tanti altri)

Adesso sai tutto su come creare un business plan e cosa non deve assolutamente mancare.

Hai ancora dubbi?

Allora, ecco un esempio di Business Plan realizzato da Invitalia .

Clicca qui per scaricare un esempio di Business Plan.

E poi, un altro piccolo trucchetto…

Se vuoi vedere i Business Plan di startup reali , puoi seguire questo metodo :

  • vai sulle principali piattaforme di crowdfunding ;
  • fai login ;
  • apri le pagine delle startup in crowdfunding;
  • da qui, puoi accedere ai loro Business Plan e prendere spunto per la struttura.

Anche noi abbiamo usato questo metodo!

Quanto costa un Business Plan?

Se non vuoi realizzarlo in autonomia, probabilmente ti starai chiedendo: “Quanto costa un business plan?” .

Il prezzo può variare in base ai consulenti a cui ti rivolgi e alle specifiche caratteristiche della tua startup .

Le esigenze di una startup appena avviata, infatti, sono diverse da quelle di una startup già presente sul mercato da qualche anno.

In generale, il costo si aggira tra i 2000 e i 4000 euro .

E a chi puoi rivolgerti per far redigere il tuo Business Plan?

Noi ti consigliamo Ventive , una società di investimenti e consulenza per Startup e PMI innovative.

Grazie al loro collaudato processo di selezione, le startup hanno maggiori possibilità di accedere ai finanziamenti e gli investitori possono puntare sulle idee più promettenti.

Se vuoi entrare in contatto con Ventive per definire il tuo Business Plan e accedere alla convenzione dedicata ai lettori di Startup Geeks, clicca sul seguente bottone.

L’articolo è terminato.

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Come creare un piano finanziario: esempio per il business plan

Alessandra Di Mauro

Il piano finanziario è quasi il cardine di un business plan. Un progetto imprenditoriale che vuole entrare con successo nel mercato non può permettersi di sottovalutare l’importanza di una corretta pianificazione finanziaria. Dall’analisi dei costi fino al ricorso al cash flow previsionale, in questo articolo troverai le linee guida essenziali per redigere un piano finanziario che funzioni.

Che cos’è il piano economico finanziario?

Il piano finanziario (o piano economico finanziario , o PEF) rappresenta uno dei quattro componenti essenziali di un business plan . Fa parte della sezione quantitativa del business plan, e ne è anche il suo punto cardine perché, con il piano finanziario, entrano in gioco i numeri che preludono al successo dell’impresa. E senza i quali sarebbe difficile fare previsioni.

È chiaro che il riferimento è al business plan di un progetto imprenditoriale , il che può significare un’impresa nascente come una start up o un progetto interno all’azienda, come per esempio il lancio di un nuovo prodotto. In entrambi i casi, lo scopo del piano finanziario sarà uno studio di fattibilità a partire dai costi sicuri e dai ricavi probabili, utile non solo a orientare le scelte di chi è a capo dell’impresa, ma anche per attirare l’attenzione di eventuali investitori.

Un dettaglio importante da sottolineare è che, in linea generale, il PEF di un business plan attiene non solo all’aspetto finanziario, ma anche a quello economico . In altre parole, da un lato tiene conto di costi e ricavi , dall’altro si concentra sulla liquidità aziendale e sul fabbisogno di capitale circolante .

Qui di seguito vediamo come si redige un piano finanziario facendo attenzione anche alla parte economica dell’impresa.

Come redigere il piano finanziario di un business plan

L’iter qui proposto ti guida nella redazione di un piano finanziario per il tuo business plan, e può essere valido per qualsiasi tipo di progetto.

Insomma, non importa che si tratti di una start up non ancora avviata o del lancio di un nuovo prodotto o servizio: la ratio su cui l’iter si fonda rimane tale e quale.

Come già annunciato, i passaggi qui sotto elencati terranno conto anche dell’aspetto economico, per darti modo di preparare un piano finanziario ed economico completo.

La redazione del PEF avviene in quattro passaggi.

Step uno. Calcolo dei costi di avvio dell’impresa (o pianificazione degli investimenti)

In questa prima fase è necessario valutare quali sono i costi fissi e sicuri che il lancio del progetto comporta.

Nel caso di una nuova impresa, per esempio, sarà utile valutare – e inserire nel piano finanziario – costi come:

  • affitto dei locali
  • stipendi e compensi
  • acquisto macchinari
  • utenze come luce e gas
  • polizze assicurative
  • licenze e brevetti
  • pubblicità e marketing

Chiaramente, le voci di costi relative all’avviamento di un’impresa variano a seconda del tipo di azienda che stai mettendo in piedi. Per questo è bene che il piano dei costi venga scritto a misura di progetto.

Per il lancio di un nuovo prodotto o servizio, il meccanismo è, di fatto, uguale. In questo caso si tratterà di considerare i costi iniziali per il lancio, a partire per esempio da nuovi materiali o nuovi strumenti utili alle nuove produzioni, e così via.

Step due. Previsione di profitti e costi, creazione di un conto economico previsionale

In questa seconda fase, è necessario far entrare in gioco i profitti dell’azienda , da registrare insieme ai costi. Profitti che, ovviamente, non sono sicuro ma probabili, ovvero frutto di una previsione.

Da notare che anche in questo secondo passaggio si parla di costi, ma con una differenza sostanziale: i costi qui registrati sono anch’essi il risultato di una previsione, e terranno conto di possibili aumenti nei prezzi o di un incremento dell’entità degli investimenti.

Insomma, il secondo step per preparare un piano finanziario consiste nella redazione di un conto economico ma in chiave previsionale . Ricavi, costi e utili segnati per ogni mese rappresentano in questo caso soltanto una stima approssimata.

Step tre. Creazione di uno stato patrimoniale, con le previsioni di attivo e passivo

Parliamo qui di vero e proprio bilancio previsionale . Il terzo passaggio riguarda, perciò, la creazione di uno stato patrimoniale di previsione che tenga conto di tutti gli impieghi e di tutte le fonti di finanziamento .

Lo stato patrimoniale previsionale è strutturato esattamente come uno stato patrimoniale di fine esercizio. Ripartito in due sezioni (attivo e passivo, appunto), deve contenere informazioni su tutto quanto rientra nel patrimonio dell’azienda.

Il che vuol dire che, tra le attività, includerai:

  • immobilizzazioni
  • capitale circolante

e tra le passività invece:

  • patrimonio netto
  • fondi di TFR e rischi e oneri
  • debiti commerciali
  • debiti finanziari

ovviamente nell’ottica previsionale, vale a dire così come si suppone sarà il patrimonio dell’azienda dopo il suo lancio o dopo l’avvio di un suo progetto.

Step quattro . Registrare il cash flow previsionale su rendiconto finanziario mensile

Il cash flow previsionale , inserito in un business plan, risolve dubbi e scioglie i nodi non solo di chi sta per lanciare il progetto imprenditoriale, ma anche di chi può manifestare l’interesse di investire.

In un piano finanziario, l’ analisi del flusso di cassa è perciò fondamentale perché dà contezza del livello di liquidità disponibile che è possibile raggiungere.

È chiaro, si tratterà sempre di cifre approssimative: un previsionale di questo tipo rimane comunque una ricostruzione dei flussi di cassa . Ciò nonostante, con gli strumenti giusti , è facile ottenere un risultato molto vicino alla realtà, specie per quelle imprese che conoscono già l’andamento del cash flow e, quindi, possono contare su dati certi registrati in precedenza.

Esempio di un piano finanziario aziendale in Excel

Puoi iniziare a preparare il tuo piano finanziario in Excel. Un esempio di piano finanziario in Excel che funziona è quello che suddivide le informazioni in diverse schede del foglio di lavoro.

Nella prima scheda inserirai i costi di avvio della tua attività imprenditoriale, così da stimare il budget iniziale di cui hai bisogno.

La seconda scheda mostrerà invece costi e ricavi, e quindi il conto economico, mese dopo mese. La suddivisione tra costi e ricavi ti aiuterà a calcolare il livello di profitto che prevedi di raggiungere.

La terza scheda conterrà lo stato patrimoniale, con attivo e passivo in parità.

Nell’ ultima scheda , quella del flusso di cassa previsionale, prenderai in considerazione soltanto gli incassi e gli esborsi. Qui dovrai segnare, insomma, una stima dei pagamenti che affronterai ogni mese e l’incasso delle vendite.

Con Agicap creare un piano finanziario è ancora più semplice

La redazione di un piano finanziario in Excel è certamente una strada percorribile, ma è comunque quella più rischiosa. Perché con Excel devi affidare tutto alla compilazione manuale, e i problemi sono enormi: errori di calcolo, dimenticanze, grande impegno in termini di tempo.

Quando si parla di pianificazione finanziaria è sempre meglio affidarsi a un software in grado di automatizzare il lavoro e azzerare il rischio di errori.

Agicap , per esempio, ti assiste nel monitoraggio dei movimenti di denaro – pagamenti e incassi, per intenderci – e fa tutto da solo: rileva le informazioni utili dal tuo sistema di web banking, organizza le informazioni in una dashboard dedicata e ti permette di scaricare documenti e report per offrirti una panoramica completa di quanto succede nella tesoreria aziendale.

Inoltre, con Agicap hai a disposizione un cash flow previsionale dinamico , costruito sulla base dei movimenti registrati nella cassa della tua azienda e calcolato grazie a specifici algoritmi di previsione.

Agicap è il perfetto assistente alla gestione della tesoreria della tua azienda, e ti offre il supporto che ti serve nella redazione di un piano finanziario efficace.

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Come redigere un business plan: la guida definitiva

Se stai pensando di avviare una startup hai due opzioni ben distinte davanti a te: puoi lanciarti a capofitto in questa nuova avventura, contando di imparare a capire come muoverti senza commettere passi falsi strada facendo, oppure puoi prenderti del tempo e redigere un business plan completo e dettagliato, dove definire i tuoi obiettivi e il modo preciso in cui raggiungerli.

La risposta non è affatto così scontata come può sembrarti a una prima lettura: diversi startupper, infatti, preferiscono lasciarsi guidare dal loro istinto e andare “all in” sulla loro intuizione iniziale, fiduciosi che la loro idea di business si rivelerà vincente in ogni caso e nonostante tutto. Non commettere il loro stesso errore.

L’entusiasmo è molto importante quando si tratta di iniziare una nuova attività imprenditoriale , ma per massimizzare le possibilità di successo è fondamentale anche mantenere la giusta razionalità. In altre parole, è fondamentale sapere come fare un business plan . Anche i sogni, del resto, vanno costruiti minuziosamente, passo dopo passo. E fai ben attenzione: come disse l’imprenditore indiano Dhirubhai Ambani , fondatore dell’azienda Reliance (tra le più importanti del paese asiatico e del mondo),

“se non costruisci il tuo sogno, qualcun altro ti assumerà per aiutarlo a costruire il suo”.

Prima di soffermarci sui migliori consigli per compilare un business plan efficace, è necessario conoscere meglio questo strumento: come già sottolineato, puoi immaginarti il business plan della tua startup come una sorta di mappa in grado di guidarti verso il successo. Questo documento strategico, però, è anche uno strumento prezioso per ottenere prestiti e trovare investitori , aspetto decisivo per la crescita e lo sviluppo della tua startup.

Riassumere in queste poche righe cos’è il business plan e a cosa serve, però, non basta e, per citare la metafora già utilizzata, rischia di portarti fuori strada; è necessaria, perciò, un’analisi più approfondita, utile a cogliere ogni minimo (ma fondamentale) dettaglio di questo articolato documento.

Cos’è il business plan e a cosa serve

Il business plan, anche noto in Italia come piano aziendale o piano di business , è un documento strategico che, al suo interno, include le informazioni di carattere generale sul progetto di business e gli obiettivi operativi e finanziari dell’impresa, oltre alle analisi di mercato e le previsioni e proiezioni economiche utili a definire in che modo è possibile raggiungerli e in quanto tempo.

Sono tanti i motivi per cui dovresti prestare particolare cura alla creazione del tuo Business Plan. Si tratta di uno strumento molto prezioso perché, innanzitutto, ti permette di dare corpo alla tua visione imprenditoriale . Non sottovalutare questo aspetto: mettendo nero su bianco le tue aspirazioni, ti risulterà più facile individuare i punti critici del tuo piano aziendale (non ti sorprenderà sapere che il piano perfetto non esiste).

Avere un documento dove sono spiegate nel dettaglio la tua visione imprenditoriale e la pianificazione per farla funzionare al meglio ti dà anche la possibilità di condividere il testo con altre persone, siano esse amici o professionisti del settore, e avere feedback preziosi su incongruenze, lacune e problemi in generale. Non solo: condividere il Business Plan con il team interno all’azienda è altrettanto importante, perché ti permette di motivare e stimolare la squadra a raggiungere gli obiettivi d’impresa in modo più efficace.

Essendo incentrato su dati numerici precisi e budget dettagliati, il business plan ti consente anche di conoscere meglio il tuo mercato di riferimento e valutare con più cognizione di causa i margini di fattibilità della tua impresa. Anche questo aspetto va tenuto bene in mente: molti startupper hanno una visione del settore in cui si accingono a fare il loro ingresso basata su idee preconcette e supposizioni, che solo un adeguato lavoro di ricerca può verificare, confermandole o, al contrario, smentendole.

Il business plan mette in fila le principali decisioni da adottare e tradurre in pratica con azioni concrete per raggiungere il successo. Tutto ciò, oltre a indicarti la strada da seguire per evitare errori e passi falsi (o meglio, per riuscire a rispondere eventualmente in modo tempestivo ed efficace qualora essi si presentino), ti permette anche di gestire al meglio tempo ed energie e di capire di quali risorse hai bisogno, oltre a come sfruttarle nel migliore dei modi.

In ultima analisi, come già evidenziato, grazie a un business plan stilato in maniera corretta e completa hai la possibilità di comunicare in modo più efficace la tua visione e attirare in questo modo investitori e finanziatori , che proprio consultando il tuo piano aziendale possono avere le idee più chiare sulle opportunità (e sui rischi) della tua idea di business. Ricorda: per quanto tu possa essere persuasivo, informazioni specifiche e dati precisi sono più efficaci di qualsiasi discorso.

I requisiti di un buon business plan

Affinché il business plan della tua startup si riveli davvero efficace, devi avere cura che il documento strategico sia quanto più chiaro e leggibile e quanto più completo e dettagliato possibile.

Fai attenzione: ciò non significa che deve essere necessariamente lunghissimo. Potremmo dirti che la lunghezza media di un Business Plan oscilla tra le 50 pagine e le 100 pagine (analisi di mercato inclusa), ma non devi dimenticare che si tratta di un riferimento puramente indicativo, sia perché la lunghezza di questo testo dipende inevitabilmente dal modello di business e dalla tipologia e dimensione dell’azienda sia perché, più della lunghezza, a fare davvero la differenza è in realtà il contenuto del tuo Business Plan.

Preoccupati, quindi, di dedicare il giusto tempo alle ricerche di mercato e all’analisi della tua impresa e arricchisci la tua proposta con statistiche rilevanti e proiezioni accurate, ma soprattutto sforzati di rendere ciò che vuoi comunicare il più interessante possibile (pur mantenendo uno stile di scrittura professionale ).

Un passaggio fondamentale, in tal senso, si rivela essere, oltre all’indice, la sezione denominata “Executive Summary” (altrimenti nota come “Sintesi esecutiva”). Avrai modo di conoscerla nel dettaglio tra poco: ora ti basti sapere che, spesso, è l’unica sezione del Business Plan che gli investitori leggono realmente e, quindi, devi concentrare al suo interno le informazioni più importanti e metterle nero su bianco nel modo più avvincente possibile. Come accennato, prima di capire nel dettaglio cos’è l’Executive Summary e quali dati e informazioni deve necessariamente contenere al suo interno, è utile analizzare un’altra sezione fondamentale del Business Plan: l’indice.

requisiti minimi di un business plan

requisiti minimi di un business plan

Qualsiasi libro che ti sarà capitato di leggere avrà avuto con ogni probabilità al suo interno un “ indice ”, strumento utile a offrire al lettore una panoramica generale di ciò che contiene il libro e a dargli la possibilità di esplorare, così, velocemente gli argomenti trattati. Anche nel caso di un Business Plan, l’indice ha la grande utilità di sintetizzare la struttura del testo, presentando in poche righe tutte le sezioni e indicando, per ciascuna, il numero della pagina in cui è possibile trovarla. La prima e più importante sezione, come detto, è quella denominata “Executive Summary”.

Executive Summary

Come l’indice, anche l’ Executive Summary , o Sintesi esecutiva, ha lo scopo di riassumere in breve i punti salienti del Business Plan. Un consiglio molto utile è quello di occuparti della compilazione di queste due sezioni alla fine, cioè una volta che avrai completato il resto del documento, così da poter avere le idee più chiare su ciò che è più importante comunicare a chi sarà chiamato a leggere il piano aziendale.

Pur ribadendo la validità di quanto detto in precedenza per quanto riguarda le indicazioni sulla lunghezza del Business Plan (cioè che ogni indicazione è puramente teorica e legata al tipo specifico di azienda e alle sue precise esigenze), può esserti utile sapere che l’Executive Summary può tradursi anche in poche pagine di testo, in cui devi riassumere il motivo per cui hai deciso di scrivere il tuo piano di business.

Per essere più chiari, la tua Sintesi esecutiva è la sublimazione del pitch deck della tua startup; infatti non possono e non devono mancare l’idea che ti ha spinto ad avviare una nuova attività (cioè il tuo progetto imprenditoriale), il problema che ti proponi di risolvere e il modo in cui prometti di farlo, la tua proposta di valore , il modello di business , il tuo elemento differenziante all’interno del settore di riferimento e il contesto operativo, la strategia e il piano di sviluppo, oltre ad alcune stime prudenziali in grado di chiarire gli obiettivi economici che la tua startup è in grado di raggiungere.

Descrizione del progetto

Detto che nella Sintesi esecutiva devi, come prima cosa, sintetizzare in poche righe il tuo progetto imprenditoriale, è opportuno sottolineare che a esso devi riservare anche una sezione specifica del piano. Al pari dell’Executive Summary, quella relativa alla “ Descrizione del progetto ” è un’altra parte fondamentale della struttura del Business Plan. Non solo: è anche la sezione del piano aziendale alla quale devi destinare più spazio. Sapere cosa scrivere e come scriverlo è, perciò, molto importante.

Il consiglio specifico per questa particolare sezione è quello di iniziare con una breve introduzione, che arrivi dritta al punto. Qual è il punto? La tua idea vincente! Sottolinea i benefici che i consumatori potranno ottenere dal tuo prodotto o servizio e spiega, nel dettaglio, il modo in cui potrai aiutarli a risolvere un loro problema (o a soddisfare un loro desiderio).

È importante, inoltre, che tu sia in grado di spiegare perché la soluzione che proponi sia migliore rispetto a quelle già presenti sul mercato, facendo leva su ciò che rende unico il tuo prodotto o servizio. In questa sezione del Business Plan devi elencare le caratteristiche tecniche di ciò che proponi, descrivere il suo funzionamento e indicarne il prezzo.

Tieni bene a mente che, per fare ciò, non hai a disposizione solo lo strumento testuale: per descrivere il tuo progetto, infatti, puoi servirti anche di grafici, schemi, immagini e risorse multimediali in grado di rendere ancora più chiara, incisiva e coinvolgente la tua narrazione.

Presentazione dell’azienda

Un progetto, per quanto esso sia potenzialmente vincente, non si rivelerà tale se non adeguatamente supportato da una solida struttura alle sue spalle. Per questo motivo, nel tuo Business Plan, non può mancare la sezione dedicata alla presentazione della startup .

Ma cosa significa, in concreto, presentare un’azienda? Una presentazione completa ed esauriente include il racconto della storia di come è nata e dei suoi protagonisti (chi sono e i loro ruoli ma anche, se particolarmente rilevanti, le loro esperienze professionali e le certificazioni ottenute), le indicazioni sulla sede e la strumentazione tecnologica a disposizione, la descrizione della sua mission, della sua vision e degli obiettivi aziendali a breve, medio e lungo termine, oltre a una previsione sulle tempistiche legate alle fasi di sviluppo dell’impresa.

Come già sottolineato all’inizio di questo nostro approfondimento dedicato a come fare un Business Plan, l’entusiasmo è importante quando si avvia una nuova impresa ma è fondamentale anche mantenere i piedi per terra. Ciò significa anche che devi essere il più possibile obiettivo quando fai e condividi le tue analisi e previsioni: promettere risultati strabilianti che, nella realtà, non avrai alcuna possibilità di raggiungere si traduce in un pericoloso boomerang, in grado di incrinare in maniera decisiva la tua credibilità e la fiducia degli investitori nel tuo progetto imprenditoriale.

Analisi di mercato

C’è un particolare strumento di analisi che, con ogni probabilità, già conoscerai (o, per meglio dire, che dovresti assolutamente già conoscere): è l’ analisi SWOT , cioè quella particolare analisi che permette di identificare i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce di un piano aziendale. Quest’analisi è molto importante, ma è solo una delle tante che ti consentono di conoscere effettivamente il tuo mercato di riferimento (tra le altre analisi è opportuno citare, per esempio, l’ analisi delle Cinque Forze di Porter e l’ analisi Pestel ).

Conoscere adeguatamente il mercato (e le sue nicchie profittevoli) in cui si inserisce il tuo progetto significa situazione attuale in cui esso si trova ma anche su ciò che lo ha portato a trovarsi in quello stato e sulle sue prospettive future, sulle tendenze vecchie e nuove, sulle tecnologie che sono state sviluppate nel corso degli anni e sulle caratteristiche dei prodotti offerti dai competitor (prezzi inclusi), oltre che sulle principali sfide e sui potenziali rischi del settore.

Una particolare attenzione la devi dedicare alla definizione del cliente tipo (o meglio dei clienti tipo) della tua startup, sulla base di precise caratteristiche demografiche e psicografiche. Le domande a cui devi rispondere sono diverse. Tra queste spiccano: quanti anni hanno i tuoi clienti-tipo? Qual è il loro livello di istruzione? Che lavoro hanno e qual è il loro reddito? Quali sono i loro interessi? Cosa può spingerli a comprare i tuoi prodotti o servizi (ai prezzi da te indicati)? Non ti stupirà sapere che, per rispondere a tutte queste domande, è fondamentale che tu sappia costruire le tue Buyer Personas , cioè rappresentazioni immaginarie e generalizzate (ma con caratteristiche ben precise) dei clienti ideali della tua startup.

All’analisi del mercato, dei competitor e dei clienti target deve seguire la definizione della tua strategia di marketing e di comunicazione . Tra i punti da chiarire in tal senso spiccano il marketing mix , le modalità e i canali scelti per promuovere i tuoi prodotti o servizi e, più in generale, il modo in cui hai intenzione di intercettare i tuoi clienti target.

Piano operativo

Alla luce delle analisi precedenti, cosa farà la tua azienda e quando lo farà? A queste domande devi rispondere nella sezione del Business Plan dedicata al tuo piano operativo : se in precedenza ti sei limitato a presentare il team, in questa sezione devi descrivere in maniera più dettagliata la struttura organizzativa societaria e definire, nello specifico, ruoli, competenze e responsabilità. Non solo: devi descrivere in maniera approfondita i processi produttivi e i macchinari e le risorse necessari per portarli a termine con successo, ma anche i tuoi canali di distribuzione e i servizi di assistenza al cliente da te previsti.

Piano finanziario

Come ormai avrai chiaro, la struttura di un Business Plan prevede una parte descrittiva e una parte numerica: nell’ultima sezione del tuo piano di business, cioè quella denominata “ Piano finanziario ”, devi includere il bilancio preventivo della tua startup, avendo cura di indicare in maniera precisa quello che ti aspetti di spendere nel breve periodo (generalmente nell’arco di un anno, ma l’analisi può essere estesa fino a 3 o 5 anni), oltre a una stima del profitto e del flusso di cassa.

Poco fa abbiamo fatto riferimento alla sezione “Piano finanziario” come ultima del Business Plan; c’è, in realtà, un’altra sezione da prendere in considerazione ed è quella destinata agli allegati al testo. In questa parte del piano aziendale puoi eventualmente inserire altri documenti utili a chiarire quanto da te illustrato in precedenza all’interno del Business Plan, come, per esempio, i curricula dei componenti del tuo team aziendale, le schede tecniche dei prodotti o servizi da te offerti e i dati dettagliati delle analisi di mercato da te citate nel Business Plan.

Il Business Plan di B-PlanNow®

Arrivati a questo punto, ti starai probabilmente chiedendo quanto costa fare un Business Plan .

Per rispondere a questa domanda è importante sottolineare ancora una volta che fornire una cifra precisa è difficile, perché la spesa dipende inevitabilmente dalla tipologia della tua startup e dalle sue necessità strategiche. A livello puramente indicativo, però, è possibile affermare che la spesa iniziale prevista per una prima serie di incontri e consulenze sullo sviluppo del Business Plan può oscillare tra i 2000 e i 2500 euro, ma devi considerare che questa cifra può anche raddoppiare o addirittura triplicare nel caso in cui si renda necessario un percorso di mentoring più articolato.

A questo proposito devi sapere che una veloce ricerca sul web ti darà certamente la possibilità di trovare tantissimi esempi di Business Plan “vincenti” e una grande varietà di Business Plan canvas standardizzati che puoi scaricare anche gratuitamente e compilare autonomamente; fai attenzione, però, perché dalla compilazione di questo testo possono dipendere le sorti del tuo progetto imprenditoriale e ciò significa che ogni minimo errore potrebbe decretare la fine dei tuoi sogni di gloria.

Dopo la lettura di questo approfondimento avrai certamente le idee più chiare sulle parti salienti che compongono la struttura di un Business Plan e sulle informazioni che non possono mancare all’interno di questo prezioso documento strategico, ma non devi avere timore di richiedere l’aiuto di un team di esperti in grado di spiegarti ancor più nel dettaglio come scrivere un Business Plan in modo efficace e, soprattutto, di assisterti a livello pratico nella stesura del testo.

Giova ricordarti a questo proposito che B-PlanNow® , oltre a offrire una prima consulenza gratuita, ha messo a punto un servizio unico nel suo genere di Business Plan previsionale a minimo 5 anni, suddiviso in una parte qualitativa (grafico-descrittiva) e in una parte quantitativa (finanziaria, patrimoniale ed economica).

La parte qualitativa del Business Plan di B-PlanNow® include alcuni dettagli già ampiamente citati in questa analisi ma anche approfondimenti specifici aggiuntivi molto utili, come per esempio il glossario del tuo mondo startup e un resoconto sulla tua startup in pillole (si tratta di una sezione che include una panoramica dell’azienda, le sue risorse umane, gli advisors e i contatti). A ciò si aggiunge l’Executive Summary, la presentazione dell’azienda, l’analisi del mercato e il modello di business della tua startup.

La parte quantitativa, invece, prevede i seguenti punti fondamentali:

  • stato patrimoniale previsionale;
  • conto economico previsionale;
  • analisi del cash flow previsionale;
  • analisi per indici di bilancio (attuale e previsionale);
  • analisi dell’evoluzione della posizione finanziaria netta previsionale;
  • rating secondo le metodologie Standard & Poor’s, Altman e Prof. Damodaran;
  • rating di Medio Credito Centrale e bancabilità;
  • analisi finanziaria sulla sostenibilità dell’investimento e sul fabbisogno finanziario;
  • analisi del budget di tesoreria mensile previsionale.

C’è un ulteriore aspetto da considerare nella tua valutazione su come fare un Business Plan e, più precisamente, sui costi che devi sostenere per procedere alla compilazione di questo documento nella maniera più corretta. Devi sapere che hai la possibilità di ricorrere a una nuova forma di pagamento alternativa disponibile in Italia, cioè il cosiddetto Work for Equity : si tratta di una particolare modalità di pagamento disciplinata da una legge a favore di startup innovative , che ti permette di pagare dipendenti e collaboratori, ma anche consulenze esterne, tramite la cessione di quote o azioni della tua società.

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Come redigere un business plan: la guida definitiva

Nicola Zanetti

Founder B-PlanNow® | Startup mentor | Startup consulting & marketing strategist | Leading startup to scaleup | Private angel investor | Ecommerce Manager | Professional trainer | Book writer

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